“Il Piano Cave della Regione Toscana è da rifare, così come è stato concepito non va bene, contiene criticità che gli imprenditori avevano già messo in rilievo ma di cui non si è tenuto conto in fase operativa. Serve una concertazione tra aziende, sindacati e istituzioni, per arrivare a riscrivere il piano e superare gli elementi negativi, che altrimenti penalizzeranno un settore che porta ricchezza e lavoro in un’area importante della Toscana”. Lo chiedono il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (FI), e il capogruppo di Forza Italia all’Assemblea regionale, Maurizio Marchetti, commentando il nuovo piano regionale cave approvato lunedì scorso dalla giunta presieduta da Enrico Rossi.

“Stabilire percentuali generali di residui è un errore – rilevano Stella e Marchetti – in quanto non si tiene conto della natura differente di ogni cava. Questa norma, tra l’altro, contrasta in modo radicale con l’imposizione di piani rigidi di coltivazione. E’ una contraddizione segnalata dalle aziende, questa: il piano cave chiede di far minori residui, e poi obbliga di fatto a farne di più. La politica deve dare una risposta seria e celere. Si sta parlando di un settore che in provincia di Massa Carrara vuol dire il 24% del Pil, 1 miliardo di fatturato, 8mila occupati e oltre 600 milioni all’anno per le imprese dell’indotto”.