Dopo la bocciatura del referendum costituzionale, e la conseguente caduta del Governo Renzi, a tenere banco sullo scenario politico italiano è il dibattito sulla legge elettorale. La principale indicazione data dal capo dello Stato Sergio Mattarella al neo premier Gentiloni per la formazione del nuovo esecutivo e la prosecuzione della legislatura, è stata proprio quella di lavorare a una legge elettorale omogenea per Camera e Senato. In attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale sui ricorsi riguardanti l’Italicum, si stanno affacciando diverse ipotesi tra i partiti: il Mattarellum, l’Italicum corretto, il sistema tedesco. Tu quale preferisci? Dicci la tua scrivendo a: segreteria.stella@consiglio.regione.toscana.it
ITALICUM
L’Italicum è un sistema di base proporzionale con una soglia di sbarramento unico, fissato al 3%, ma corretto da un premio di maggioranza che scatta per il partito (tecnicamente detto ‘lista’) più votato, al primo turno, se supera il 40% dei voti validi, e con possibile ballottaggio tra i due partiti (‘liste’) più votati se nessuno supera quella soglia. In entrambi i casi, primo o secondo turno, il premio di maggioranza assicura al partito o ‘lista’ vincente il 55% dei seggi in Parlamento (Camera dei Deputati), e cioè 340 seggi. Oltre alla soglia di sbarramento fissata al 3% le altre norme previste dalla legge riguardano le liste, che sono parzialmente ‘bloccate’: in ognuno dei 100 collegi in cui è diviso il territorio italiano, i capilista (che possono candidarsi anche in 10 collegi: fenomeno detto delle ‘pluricandidature’, con possibilità di scelta su quale collegio essere eletti) vengono eletti immediatamente, mentre per tutti gli altri candidati valgono le preferenze (e cioè l’ordine di gradimento libero degli elettori), rispettando l’obbligo di alternanza di genere, quella uomo-donna, pena l’invalidità.
MATTARELLUM
Il Mattarellum è stato in vigore dal 1993 al 2005. Ha quindi regolato le elezioni politiche del 1994, del 1996 e del 2001. Il Mattarellum (che prende il nome dall’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’epoca parlamentare e primo firmatario della proposta di legge) prevede che il territorio nazionale sia diviso in 475 collegi per la Camera, e in 232 per il Senato: ognuna di queste porzioni di territorio elegge un deputato o un senatore, votato direttamente dagli elettori (per questo si parla di collegi uninominali). Il Mattarellum non prevede ballottaggi nei singoli collegi: ogni partito candida una persona e la persona che ottiene un voto più degli altri, vince il seggio. Ai candidati non è permesso candidarsi in più collegi. È un sistema simile a quello in vigore negli Stati Uniti.
Con il sistema dei collegi uninominali, nel Mattarellum, si eleggono circa il 75 per cento dei deputati e dei senatori. I rimanenti 155 deputati – un quarto – vengono eletti con un sistema proporzionale, e solo tra i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento del 4%. I candidati eletti con la quota proporzionale sono “bloccati”, cioè scelti dai partiti, e distribuiti in 26 circoscrizioni plurinominali (che cioè eleggono più di un parlamentare) sul territorio nazionale. È però prevista una sorta di compensazione per non sfavorire troppo i piccoli partiti, per i quali è più difficile fare eleggere un deputato in un collegio uninominale.
Al Senato, l’assegnazione degli 83 seggi rimanenti è fatta su base regionale, come previsto dalla Costituzione. Anche in questo caso è previsto uno scorporo, che però a differenza della Camera è “totale”. Ogni regione corrisponde a una circoscrizione unica: dopo l’assegnazione uninominale dei seggi, a tutte le liste elettorali vengono tolti interamente i voti serviti a fare eleggere i propri candidati collegati (e non solo quelli di scarto). Ottenuti i voti di tutte le liste, vengono distribuiti i seggi, assegnati ai candidati che non sono stati eletti con il sistema uninominale. Per la Camera, nelle elezioni svolte con il Mattarellum, erano disponibili due schede (una per il collegio uninominale, una per votare un partito per i seggi proporzionali), mentre per il Senato ce n’era una sola.
SISTEMA TEDESCO
Il sistema elettorale tedesco è di tipo proporzionale con collegi uninominali. Gli elettori esprimono la propria preferenza tramite due voti: con il primo scelgono il politico che vogliono mandare in Parlamento come rappresentante della propria regione col sistema uninominale. Con il secondo invece scelgono il partito. Tra i due è il più importante perchè determina proporzionalmente le percentuali con cui i partiti saranno rappresentati nel prossimo parlamento, chi avrà la maggioranza e quindi la possibilità di eleggere il proprio candidato come Cancelliere Federale.
La soglia di sbarramento è del 5%. I seggi del Parlamento tedesco sono 598, di questi 299 vengono assegnati ai candidati eletti direttamente con la maggioranza dei voti (il primo voto). L’altra metà viene assegnata tramite i listini bloccati, le cosiddette “Landeslisten”, o liste regionali. Queste liste sono redatte e definite a livello regionale dai singoli partiti prima delle elezioni. I posti in cima alla lista sono generalmente considerati sicuri, con elezione probabile. Una volta stabilita la ripartizione tra i partiti, i candidati vincitori nei collegi uninominali vengono eletti fino al raggiungimento dei seggi conquistati dal partito di appartenenza.
Se il partito ha eletto nei collegi un numero inferiore di candidati rispetto ai seggi vinti, gli altri vengono eletti dal listino bloccato. Per esempio, se ha diritto a 100 seggi e ha vinto 60 collegi uninominali, avrà diritto a altri 40 rappresentanti eletti nelle liste. Se viceversa ha eletto più candidati uninominali rispetto al numero di seggi conquistati, si aumenta la composizione del Bundestag fino a contenere tutti i vincitori nei collegi uninominali. Attualmente il Bundestag è formato da 622 membri.